Interview with Marella Magris (IT)

Interview with Marella Magris

Marella MagrisMarella Magris è professore associato presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Univesìrsità di Trieste. Svolge la propria attività didattica principalmente nel settore della traduzione dal tedesco in italiano e in quello della lingua e linguistica tedesca. L’attività di ricerca ha riguardato inizialmente la lingua speciale della medicina e i relativi problemi traduttivi. Negli anni successivi, l’attenzione si è concentrata prevalentemente sul campo della terminologia. Dal 1996 fa parte del Comitato di redazione della Rivista internazionale di tecnica della traduzione (RITT) e dal 2004 è curatrice della rivista stessa. È membro dell’Associazione Italiana di Germanistica (AIG) e della Rete di Eccellenza dell’Italiano Istituzionale (REI). È inoltre autrice di vari libri sulla traduzione e la terminologia ed è una delle responsabili della banca dati terminografica TERMit della SSLMIT di Trieste.

1. La Terminology Coordination Unit del Parlamento Europeo ha come principale obiettivo, oltre amministrare la banca dati terminologica IATE, assistere i traduttori e facilitare la ricerca e la gestione della terminologia. Ne aveva già sentito parlare? Cosa ne pensa?

Conosco la Coordination Unit e ricevo le sue mail informative. Ritengo sia un servizio fondamentale per migliorare costantemente le attività terminologiche presso le istituzioni europee, e ne apprezzo particolarmente anche l’apertura ai contatti esterni, ad esempio proprio con il mondo accademico.

2. Nel suo lavoro come docente di Traduzione presso la Scuola per Interpreti e Traduttori di Trieste, quanta importanza attribuisce alla terminologia durante i suoi corsi?

L’importanza riservata alle questioni terminologiche cresce di pari passo con il livello dei corsi; se al primo anno, ad esempio, i testi sono di carattere per lo più generale e non richiedono spesso approfondimenti terminologici, all’ultimo anno del triennio e nella laurea magistrale gli argomenti trattati forniscono molti spunti per discutere aspetti quali l’importanza della definizione e del sistema concettuale per valutare il grado di equivalenza, la variazione sinonimica, la standardizzazione dei termini in determinati settori ecc. Nella mia esperienza, il primo incontro con la complessità concettuale che può nascondersi dietro un termine rappresenta per molti studenti una sorta di “choc culturale”. Inoltre, la terminologia abitua lo studente a definire non soltanto il termine, ma anche la parola e quindi aumenta il grado di consapevolezza linguistica generale.

3. Pensa che nelle facoltà di Traduzione la terminologia dovrebbe essere studiata come disciplina separata dalla traduzione piuttosto che come “sottocategoria” di questa?

Ritengo che l’approccio migliore consista in una combinazione di entrambe le soluzioni. I corsi specifici di terminologia e terminografia sono molto utili per sviluppare negli studenti di traduzione le competenze necessarie ad un trattamento “sistematico” dei termini, ad es. per la gestione di una banca dati terminografica. Al tempo stesso, tuttavia, una costante attenzione ai metodi e ai principi terminologici all’interno dei corsi di traduzione consente di sensibilizzare gli studenti ai principali problemi traduttivi legati ai concetti specialistici e alle loro denominazioni, nonché di affinare le loro strategie di risoluzione degli stessi.

4. Crede che tra i traduttori ci sia poca consapevolezza dell’importanza della terminologia o che, al contrario, spesso si dia molta importanza alla traduzione dei termini e poca a quella di tutte le altre unità lessicali?

Credo si tratti di un aspetto abbastanza soggettivo e legato al percorso di formazione del singolo traduttore. Quello che posso dire è che nei nostri studenti all’inizio della laurea magistrale gli aspetti terminologici spesso assorbono una buona parte dell’attenzione e delle riflessioni, tanto che poi gli errori compiuti non riguardano tanto questo livello, quanto il “sostrato” di lingua comune e la sintassi. Nei corsi di traduzione specializzata cerco sempre di controbilanciare tale tendenza per assicurare la giusta attenzione a tutti gli aspetti del testo – senza ovviamente giungere mai a trascurare quello terminologico!

5. Insieme a Maria Teresa Musacchio, Lorenza Rega e Federica Scarpa ha curato il volume “Manuale di Terminologia” che rappresenta la prima pubblicazione sistematica sulla materia in lingua italiana. Perché avete sentito il bisogno di scrivere sulla terminologia?

Principalmente proprio perché non esisteva ancora in italiano alcun manuale dedicato all’argomento che riunisse contributi di impostazione prevalentemente didattico-metodologica, senza tuttavia trascurare le basi teoriche. Inoltre volevamo presentare le esperienze maturate con la creazione della nostra banca dati collocandole in una cornice più ampia, garantita dalla partecipazione al volume di alcuni esperti noti a livello internazionale, come Khurshid Ahmad e Felix Mayer. Oggi, a distanza di oltre 10 anni dalla pubblicazione del manuale, sarebbe utile riproporre l’iniziativa per render conto degli sviluppi metodologici della disciplina.

6. Spesso si dice che non è detto che un buon traduttore sia anche un buon terminologo. In realtà, forse, il concetto di “buon traduttore” implica che questi dia grande importanza anche alla terminologia. Qual è la sua opinione a riguardo?

Certamente un buon traduttore deve essere consapevole della complessità degli aspetti terminologici e del reale comportamento dei termini: un comportamento che non sempre corrisponde ai principi, in parte idealizzati, della terminologia, soprattutto nelle sue correnti più tradizionali. Il traduttore deve quindi saper analizzare aspetti come la sinonimia e la variazione, la polisemia, l’evoluzione diacronica e, sul piano interlinguistico, valutare e gestire i diversi gradi di equivalenza concettuale che si possono riscontrare tra termini di lingue diverse. Tuttavia, un buon traduttore non è necessariamente un “buon terminologo”, nel senso che non sempre disporrà delle competenze necessarie per la gestione sistematica della terminologia in banche dati e simili.

7. Lei è una delle responsabili della banca dati terminografica TERMit della Scuola per Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste. Potrebbe brevemente spiegare perché è nata, in cosa consiste e come funziona?

Il progetto TERMit è nato dal desidero di sistematizzare e di rendere più accessibile il cospicuo lavoro terminologico realizzato praticamente da sempre presso la SSLMIT di Trieste. Si tratta di una banca dati multilingue e basata sul metodo onomasiologico: al centro delle schede terminografiche vi è dunque un determinato concetto, di cui vengono analizzate le diverse possibili denominazioni nelle lingue trattate. TERMit si rivolge in primis ai traduttori e agli interpreti, e mira quindi a dare risposta a tutti i possibili dubbi che questi possono incontrare nella ricerca di un traducente o nella risoluzione di un altro problema di natura terminologica. Al tempo stesso, tuttavia, riteniamo che le nostre raccolte terminografiche possano essere utili anche a linguisti e ad esperti delle varie discipline analizzate. Ne deriva una struttura abbastanza complessa, che si prefigge di descrivere, in modo sintetico ma al tempo stesso più dettagliato possibile, le peculiarità dei termini a livello concettuale, linguistico e pragmatico. Nonostante la complessità, permette anche una rapida consultazione ai traduttori e agli interpreti alla ricerca di traducenti, che possono fare riferimento anche soltanto a un unico campo (equivalenza). La banca dati viene alimentata da raccolte realizzate da laureandi, che lavorano solitamente su due o tre lingue (talvolta quattro), di cui una è sempre rappresentata dall’italiano, e che sono seguiti da nostri docenti e da esperti del settore prescelto.

8. Il progetto TERMit coinvolge molti laureandi della SSLMIT di Trieste e sono migliaia i termini presenti in varie lingue. Pensa che questo database sia utilizzato dai traduttori, oltre che dagli stessi studenti di Trieste? Come può un traduttore consultare questa banca dati?

In precedenza TERMit è stato accessibile online: per semplici ricerche non era necessaria alcuna procedura, mentre per consultazioni più sistematiche era richiesta la compilazione di un modulo di iscrizione. Purtroppo attualmente la banca dati non è consultabile a causa di problemi tecnici, che speriamo di poter risolvere prima possibile, anche se in questo momento di particolari ristrettezze economiche diventa tutto più complicato.

9. Qual è la sua opinione sulla banca dati terminologica delle istituzioni europee IATE? Come pensa che possa essere migliorata?

IATE è un essenziale punto di riferimento non soltanto per i traduttori delle istituzioni europee, ma anche per i liberi professionisti ed i traduttori di organismi nazionali. Grazie alla vastità delle sue raccolte, è la risorsa che dà maggiori probabilità di trovare risposta ad un quesito terminologico. Ovviamente, tuttavia, le sue dimensioni comportano anche una complessità gestionale che, dall’esterno, è impossibile da valutare correttamente. Già nella mia limitata esperienza come una delle responsabili della banca dati TERMit, di dimensioni ben più piccole, ho avuto ed ho modo di constatare che qualsiasi intervento di aggiornamento, miglioramento ed integrazione di raccolte già esistenti richiede un’attenta pianificazione e coordinazione. Fatta questa opportuna premessa, possibili margini di miglioramento riguarderebbero a mio avviso l’integrazione di alcuni campi (penso soprattutto alla definizione) nelle schede in cui questi non sono ancora presenti, l’inserimento (sotto forma di grafici o tramite elenchi) delle relazioni concettuali e una maggiore trasparenza delle fonti bibliografiche.

10. In conclusione, pensa che potrebbe essere utile per i suoi studenti di Traduzione il progetto di TermCoord in collaborazione con i docenti, che prevede la preparazione da parte degli studenti di schede terminologiche i cui termini verranno in seguito inseriti su IATE?

Assolutamente sì, e sarei ben lieta di partecipare al progetto. Oltretutto, l’interesse non è solo personale, ma è condiviso da altri docenti di traduzione della SSLMIT


Interviewer: Claudia Deidda

Deidda ClaudiaClaudia graduated with a BA in Linguistic Mediation from the University of Cagliari with an experimental thesis about liaison interpreting. She then graduated with a MA in Specialised Translation and Liaison Interpreting at the School for Translators and Interpreters of Trieste with a terminography thesis in Italian and English about the dream in neuro-psychoanalysis.